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venerdì 24 maggio 2013

ti saluto

ho letto questo invito sul sito Il corpo delle donne e trovo opportuno condividerlo con voi, un gesto, quello suggerito, che potrebbe aiutarci a cambiare lo stato di cose, se anche voi condividete il messaggio fate copia e incolla e diffondete

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l’insulto sessista è pratica comuneperché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo "ti saluto."

7 commenti:

  1. sarebbe una bella iniziativa... ma mi sembra proprio che molte donne, soprattutto nel mondo dello spettacolo, se le cerchino, le battute sessiste, ridendo e lasciando correre, perchè comunque attirano l'attenzione sul loro corpo e su di loro... credo che ci sia ancora molta strada da fare, prima di tutto lavorando sul rispetto delle donne per loro stesse... :-(

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  2. Il problema è che ci siamo talmente abituate anche noi, che a volte non ce ne rendiamo nemmeno conto! Però hai proprio ragione...

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  3. Sì, ma la provocazione è uno strumento che serve da repellente a chi non ti piace, a chi non vuoi. Se accetti la provocazione e lasci il campo hai fatto il gioco dell'altro che se la ride. Pensa al mobbing. Non è giusto educare all'abbandono e certe battaglie devono essere combattute. Se non ce la fai a resistere si va via ma non è un problema degli altri ed è meglio farsi aiutare per risolverlo. ciao

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    1. in realtà stiamo parlando della quotidianità, non solo della provocazione, pensa a quante volte al giorno senti parole e giudizi che umiliano noi donne e non dici nulla perché ormai sono entrate nel linguaggio comune, ecco, in quei momenti ti alzi e "Ti saluto", prova a dirlo a un padre, a un amico, a tuo fratello, al tuo compagno, a tuo figlio, al tuo direttore, al professore

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  4. Una frase semplice ma con un significato profondo.
    Io ci sto.
    Lieta

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  5. Avendo vissuto per 16 anni all'estero, devo dire che questo problema/piaga sociale italiana non l'ho vissuto sulla mia pelle.

    Quello che posso dirti e' che l'unica volta in cui mi sono sentita partecipe di una bagarre sessista e' stato a Dublino con un uomo Pakistano.

    Purtroppo sua moglie doveva tenere il burka anche in casa, anche per allattare e suo marito se l'e' presa con lei una volta perche' c'e' stato un incendio e lei e' uscita di casa per salvarsi la vita.

    Diciamo che da buona sadica, ed essendo io la sua diretta Manager, mi sono impegnata non poco e alquanto divertita a fargli notare 'che lui doveva fare quello che dicevo io', pena il licenziamento.

    E' stata dura farmi ascoltare ma alla fine ha abbassato la testa e ha iniziato a rispettarmi perche' il mondo e' cosi', fatto da donne straordinarie e uomini.

    Grazie per lo spunto di rilessione offerto! Un caro saluto, Alex

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